L’intensificarsi delle guerre conferma il volto criminale del sistema capitalista e degli stati. Nelle regioni del Kurdistan dal mese di ottobre lo stato turco ha potenziato gli attacchi militari assumendo come obbiettivi principali da annientare i servizi base alla popolazione quali le fonti idriche ed energetiche, le riserve alimentari e le industrie, le cliniche mediche, le tipografie, le fabbriche di abbigliamento.
Secondo l’AANES (Amministrazione Autonoma del Nord-Est della Siria) infatti, tra il 15 e il 18 gennaio 2024, in soli tre giorni, sono stati sferrati 73 attacchi contro 5 distributori di benzina e 7 centrali energetiche lasciando più di 900 villaggi senza elettricità.
Lo stato turco intende distruggere la vita della popolazione nella regione, il movimento delle donne e le sue conquiste, le strutture sociali autorganizzate ed autogestite secondo il paradigma del confederalismo democratico.
Questi recenti attacchi hanno aperto la porta ad altri crimini di guerra perpetrati dallo stato e dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che nel 2015 ha posto fine unilateralmente al processo di risoluzione politica del conflitto, avviato in quella regione attraverso la mediazione di una delegazione che poteva recarsi nel carcere di massima sicurezza ad Imrali dove, da oltre 25 anni ad oggi, è tenuto in isolamento Abdullah Öcalan la cui liberazione è una delle condizioni necessarie per l’inizio di un nuovo processo di pace che metta fine alla guerra.
Nel 2015 lo stato turco aveva così attivato una massiccia offensiva militare mettendo sotto assedio intere città curde Cizre, Nusaybin, il quartiere di Sur di Diyarbakir provocando lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone e centinaia di vittime civili, decretando così la fine del processo di pace; aveva esteso poi l’offensiva contro il popolo curdo, attraverso l’operazione “ramoscello d’ulivo” consegnando il cantone di Afrin, in Siria, all’occupazione delle milizie Jihadiste, e poi nel Kurdistan del sud (Nord Iraq) dove attraverso operazioni militari di invasione sono colpiti insediamenti civili e dove più volte è stato denunciato l’utilizzo di armi chimiche.
Tuttavia i popoli del nord-est della Siria, attraverso le loro strutture di autogoverno, hanno trasformato la loro terra in un grande bastione di coesistenza pacifica a dispetto dei costanti e continui attacchi militari dell’esercito turco e delle bande jihadiste affiliate, che stanno minacciando di invadere Kobane, la città che per prima ha sconfitto l’ISIS.
Pertanto accogliamo l’appello della comunità internazionale e l’invito di Rete Kurdistan Italia e l’Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia e interverremo all’assemblea cittadina di sabato 3 febbraio ore 16:00 presso il Centro socio culturale Ararat in largo Dino Frisullo e parteciperemo alla manifestazione che si terrà a Roma sabato 17 febbraio, ore 14:30, in Largo Corrado Ricci.
Gruppo Anarchico C. Cafiero FAI Roma